L’Italia è il paradiso dei gestori di fondi, dove loro e le reti si abbuffano di commissioni a discapito dei risparmiatori “ignari”?
L’ultimo report di Morningstar “European Fund Fee Study” che copre un arco temporale di 10 anni, e che ha come obiettivo principale l’analisi delle commissioni dei fondi nel vecchio continente, sembra indirizzare un qualunque osservatore a questa conclusione, dolce come il cianuro, per coloro che sanno che i fondi attivi hanno delle commissioni (visto il basso livello di educazione finanziaria, purtroppo non sono moltissimi) e soprattutto ne comprendono le conseguenze sul lungo periodo per il proprio portafoglio.
Difatti, secondo il documento, il nostro amato Bel Paese, terra di santi, poeti e risparmiatori, è il luogo in Europa dove i fondi a gestione attiva sono mediamente più costosi, con una commissione media dell’1,42%, in lievissima diminuzione nell’ultimo decennio, dove si attestava a 1,48%. Cosa vuol dire? che i “santi” risparmiatori italiani, investiti in fondi a gestione attiva, oggi pagano quasi quanto pagavano nel 2015, e che fondamentalmente hanno regalato per 10 anni soldi ai gestori di fondi e alle reti di distribuzione, avendo oltretutto scarsi risultati in termini di performance (come affermato da un altro report, la SPIVA Scorecard).
Che cos’è un’altra caratteristica peculiare tutta italica che emerge dal report? che strappiamo nuovamente lo scettro come paese dove il 64% dei fondi addebita agli (spesso ignari) risparmiatori la famigerata “commissione di performance”. Performance per cosa se SPIVA dice che sottoperformano sistematicamente il mercato di riferimento, mi viene da chiedermi?
Un altro elemento importante per valutare il “mercato” degli investimenti italici è l’ammontare investito in fondi attivi, che secondo il report è di 174 miliardi, mentre per quanto riguarda i fondi passivi non è neanche menzionato nel grafico, segno che la cifra non è rilevante ai fini statistici.
Alla fine si ritorna sempre alla solita, importante ed annosa questione: con una maggiore educazione finanziaria è possibile che le percentuali investite in fondi attivi siano di meno, perché con una consapevolezza più elevata, logicamente parlando, farebbe propendere i risparmiatori verso le opzioni più efficienti dal punto di vista dei costi come i fondi passivi.
Il gioco valeva la candela? ai posteri l’ardua sentenza.
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