Secondo l’FMI l'Italia 🇮🇹 affronta sfide strutturali importanti e dovrebbe eliminare il regime forfettario per le p.iva!
Nonostante un contesto internazionale incerto, l’economia italiana ha mostrato una sorprendente resilienza nel 2023, registrando una crescita dello 0,7% e un avanzo primario pari allo 0,4% del PIL. Risultati migliori delle attese, sostenuti soprattutto dagli investimenti legati al PNRR e da un mercato del lavoro in miglioramento, con un numero record di occupati tra la popolazione in età lavorativa.
Tuttavia, le prospettive non sono prive di rischi. L’FMI prevede un rallentamento della crescita allo 0,5% nel 2025, con una ripresa stimata allo 0,8% nel 2026, in concomitanza con il completamento dei principali investimenti infrastrutturali del PNRR.
I principali rischi esterni
Incertezze commerciali e nuovi dazi statunitensi sulle esportazioni europee.
Aumenti dei prezzi delle materie prime legati alle tensioni geopolitiche e alla dipendenza energetica dall’estero.
Eventi climatici estremi, con effetti potenzialmente rilevanti su agricoltura e turismo, due pilastri dell’economia italiana, di cui però uno dei quali ha una Total Factor Productivity (TFP) molto bassa.
Le criticità di lungo periodo
Oltre ai rischi esterni, l’Italia affronta due grandi sfide interne:
Declino demografico: la popolazione in età lavorativa calerà a doppia cifra tra il 2024 e il 2050.
Bassa produttività: da anni frena la capacità di innovazione e la competitività delle imprese.
Secondo l’ufficiale dell’FMI di stanza in Italia, Lone Christiansen, un pacchetto di riforme in grado di aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, innalzare il livello di competenze e stimolare la produttività potrebbe accrescere il tasso medio annuo di crescita del PIL di 0,1–0,4 punti percentuali tra il 2025 e il 2050.
Politiche fiscali e debito pubblico
Con un debito pubblico al 135% del PIL, la traiettoria di riduzione richiede interventi mirati. L’FMI raccomanda di portare l’avanzo primario al 3% del PIL entro il 2027, attraverso:
- maggiore compliance fiscale;
- razionalizzazione delle agevolazioni inefficienti;
- revisione del regime forfettario agevolato;
- riduzione delle garanzie pubbliche che aumentano i rischi sistemici.
Il nodo della crescita delle imprese
L’Italia soffre la mancanza di campioni nazionali dell’innovazione e la difficoltà delle PMI a scalare, fattore che ben conosciamo. I limiti nell’accesso al venture capital (VC) e la scarsità di professionalità altamente qualificate rallentano la crescita, anche perché il flusso immigratorio di persone altamente qualificate basso. A livello europeo, la frammentazione normativa ostacola la piena integrazione dei mercati, un problema che difficilmente verrà risolto nel breve termine, perché vengono prima gli interessi nazionali rispetto a quelli europei.
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