Le scelte degli italiani su quello che sappiamo bene fare: risparmiare!
Fonte: Report Centro Studi Fondazione Einaudi e Intesa San Paolo
Come stanno cambiando le scelte finanziarie degli italiani?
L’Indagine sul Risparmio 2024 – frutto della collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi – offre un quadro molto interessante per chi, come me, ogni giorno affianca famiglie e professionisti nella gestione del risparmio.
Nonostante il rallentamento economico e l’instabilità geopolitica, quasi 6 italiani su 10 (59,4%) riescono a risparmiare. Un segnale incoraggiante, che conferma la tradizionale propensione al risparmio del nostro Paese, in crescita rispetto agli anni precedenti. Pochi però lo fanno per investire, come da si vede dall'immagine qui sotto.
Il risparmio non è uguale per tutti
L’indagine mostra forti differenze tra i gruppi sociali: chi ha un livello di istruzione più alto, un reddito maggiore o una casa di proprietà tende a risparmiare di più.
Asset allocation: il ritorno delle obbligazioni
Nel 2024 si nota un chiaro cambio di rotta negli investimenti:
La quota di ricchezza finanziaria destinata alle obbligazioni è salita dal 28% al 34%, segno di un rinnovato interesse verso strumenti percepiti come più sicuri. Le azioni restano meno diffuse, anche se spesso più redditizie nel lungo periodo, specie in portafogli ben diversificati per area geografica, valuta e settore. Solo il 33% degli intervistati dichiara però di conoscerne davvero le caratteristiche.
Accanto ai bond, cresce anche l’interesse per:
- Metalli preziosi (17,6%), in scia al rally dell’oro,
- Investimenti ESG (11,4%),
- Equity crowdfunding (6,8%) verso start-up e PMI innovative.
Tutto ciò indica una doppia spinta: da un lato la ricerca di sicurezza, dall’altro una curiosità verso strumenti nuovi. Resta però un dato preoccupante: oltre 2.000 miliardi di euro fermi sui conti correnti, segno di un’eccessiva liquidità non investita e di un bisogno ancora forte di educazione finanziaria.
Tre urgenze per il futuro del risparmio in Italia:
Educazione finanziaria
Diversificazione reale
Assenza di conflitti di interesse
Molti risparmiatori ignorano che i consulenti bancari, per legge (Art. 31 TUF), rappresentano gli interessi della banca, non quelli del cliente.
Spesso vengono consigliati prodotti con commissioni più alte, non necessariamente più adatti.
Ogni anno, la direttiva europea MiFID II impone alle banche di inviare un rendiconto dei costi, dove si può leggere chiaramente quanto il cliente paga alla banca e al consulente. Un consulente indipendente, al contrario, lavora solo a parcella, garantendo neutralità totale nelle scelte di investimento.
Solo un percorso consapevole, personalizzato e libero da conflitti di interesse può trasformare il risparmio in crescita patrimoniale futura.
Se vuoi capire come strutturare un portafoglio coerente con i tuoi obiettivi — e non con quelli della banca — possiamo parlarne in una chiamata conoscitiva gratuita.