Gli investitori retail tornano a guardare agli Stati Uniti: segnali di fiducia e nuove strategie.

Fonte: Report eToro 2025

Secondo l’ultimo Retail Investor Beat di eToro (basato su un sondaggio condotto su 11.000 investitori retail in 13 Paesi, tra cui l’Italia 🇮🇹), il mercato statunitense torna ad essere il punto di riferimento per chi cerca opportunità di lungo periodo. Dopo due trimestri di calo, la fiducia sta crescendo e si riflette direttamente nei portafogli.

Stati Uniti: di nuovo al centro dei portafogli retail:

  • 38% degli investitori retail individua oggi negli USA la regione con il miglior potenziale di rendimento di lungo termine (+12% rispetto al trimestre precedente)

  • 43% dichiara di avere esposizione diretta al mercato americano, massimo storico da inizio rilevazione (Q1 2023).

Nonostante la diversificazione globale resti fondamentale, gli Stati Uniti continuano a rappresentare il “cuore” dell’allocazione dei capitali per molti risparmiatori retail.

Magnificent 7: più prudenza, e meno concentrazione

Le cosiddette Magnificent 7 (Amazon, Apple, Microsoft, Meta, Tesla, Nvidia, Alphabet) restano protagoniste, ma gli investitori mostrano un approccio più cauto:

  • Solo 13% prevede una forte sovraperformance del gruppo nel 2025.

  • Cresce la quota di chi riduce esposizione: +2 punti percentuali su Meta, Apple, Nvidia e Tesla.

  • Particolarmente significativo il dato su Tesla: +6% degli investitori non intende investire sul titolo. Tuttavia, visto il recente rally per il “pacchetto” appena promesso per Musk da 1.000 miliardi di $, si potrebbero vedere nuovi dati riguardo al titolo nella prossima rilevazione.

Questo non significa sfiducia nelle Big Tech, ma volontà di ridurre il rischio di concentrazione e aumentare la diversificazione.

Cosa significa questo report e come si rispecchia negli investitori italiani?

Il report conferma due tendenze importanti:

  • Gli Stati Uniti restano imprescindibili, sempre tenendo conto la percentuale totale sul portafoglio, e stando pronti a variarla a seconda del ciclo di mercato in cui ci si trova, per chi investe con orizzonte di lungo periodo.

  • Cresce la consapevolezza che la diversificazione non è più un concetto “accademico” per un retail, ma una pratica necessaria per ridurre i rischi di concentrazione e gestire meglio la volatilità intrinseca.


Come consulente finanziario indipendente, credo che il messaggio principale sia chiaro: non esiste un’unica “terra promessa” per gli investimenti, anche se gli USA lo sono e lo sembrano prima di tutto per la capitalizzazione a livello globale. C’è in realtà un equilibrio dinamico tra mercati, asset class e le valute. Gli USA rimangono centrali, ma bisogna sempre cercare verso altri lidi per non commettere errori importanti a livello di diversificazione geografica e valutaria.

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